mercoledì 7 marzo 2012

Finanza personale

Il prezzo di una casa appeso su un cartello, o anche quello uscito da un’estenuante trattativa con il proprietario, non rappresenta mai la cifra finale necessaria per entrare in possesso di un immobile. Rappresenta senz’altro la fetta più importante della torta, ma i costi aggiuntivi potrebbero costituire un altro 10% abbondante. Un’agenzia immobiliare, per esempio, non lavora mai gratis. Così come bisogna mettere in conto di tirare fuori altri quattrini per accendere un mutuo e per pagare il notaio. E poi ci sono le tasse e l’arredamento. E magari pure una ristrutturazione dell’appartamento o il trasloco dalla vecchia abitazione alla nuova. Insomma, fare il classico “conto della serva” in casi del genere è quanto mai opportuno.

Per farsi un’idea, i siti internet specializzati possono essere molto utili. Ad esempio CasaDaPrivato.it prova a elencare tutte le voci più ricorrenti.L’ipotesi è quella di un acquisto prima casa del prezzo di 200 mila euro (valore catastale 60 mila euro) attraverso un’agenzia. Nell’esempio preso in esame viene acceso un mutuo di 140 mila euro, si ricorre a un notaio del collegio di Milano e a una banca dotata di sportelli su strada. L’atto, infine, è soggetto a imposta di registro, visto che il venditore è una persona fisica.

Una parte significativa dei costi aggiuntivi è riconducibile all’agenzia. Ipotizzando una provvigione del 3%, una cifra in linea con le richieste di mercato, si arriva a ben 6.000 euro. E aggiungendoci l’Iva del 21% bisogna mettere sul piatto altri 1.260 euro. In questo caso, dunque, il nostro acquirente dovrà sborsare ben 7.260 euro solo per saldare il debito con l’agenzia. E non siamo che all’inizio.

Se poi, come detto, si prevede di accendere un mutuo, si sarà costretti a fare i conti con una miriade di voci di spesa. L’importo della rata e le condizioni, naturalmente, possono variare parecchio in base all’istituto di credito e alle opzioni indicate: tasso fisso o variabile, durata del finanziamento, rata costante eccetera (verificalo su MutuiOnline). Ma da alcune spese non si scappa.
Si pensi all’imposta sostitutiva dello 0,25% sull’importo del mutuo (nell’esempio considerato, quindi, si parla di 350 euro), agli oneri bancari che si aggireranno poco sotto i 500 euro. E ancora: la perizia per valutare l’immobile (ipotizziamo 300 euro), l’onorario del notaio (poco più di 2.600 euro), le spese accessorie e l’assicurazione scoppio incendio, obbligatoria per legge. Il totale, a conti fatti, potrà sforare il tetto degli 8 mila euro.

E poi ci sono le spese di compravendita. Un altro piccolo salasso. Altri 1.800 euro per l’imposta di registro del 3% sul valore catastale, 168 euro di imposta ipotecaria, altrettanti per quella catastale. E ancora, l’onorario del notaio (oltre 1.500 euro) e le spese accessorie quali la tassa d’archivio, visure, certificati, bolli, cassa nazionale del notariato, nota di trascrizione e voltura. Altri 500 euro.

A conti fatti, siamo già vicini al 10% del totale della spesa di acquisto. E poi potrebbe esserci bisogno di ristrutturare l’immobile. In questo caso, naturalmente, è impossibile stimare un importo. In ogni caso, va detto almeno che è sempre bene realizzare interventi importanti sull’edificio quando la casa non è ancora ammobiliata.

Infine, ci potrebbero essere i costi del mobilio. Nel caso in cui si avesse già tutto il necessario nella precedenza abitazione, invece, si potrebbe ricorrere a una società di traslochi. In quest’ultimo caso, il prezzo cambierà molto, tra l’altro, in base alla quantità delle cose da trasportare, al tempo necessario, al numero di persone che la società dovrà impiegare.

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